Riflessioni a raccolta – 351

A distanza di un anno ti chiedo se ricordi il caso “La Molisana”.

QUANDO SI SCATENÓ IL WEB
La tempesta perfetta sul brand sembra scatenarsi dopo che il giornalista gastronomico e conduttore radiofonico Niccolò Vecchia condivide con i suoi follower di Facebook la schermata descrittiva delle Abissine e invita l’azienda a scusarsi. Minaccia pubblicamente di smettere di comprarla e chiede di cambiar nome ad un formato storico di pasta. Dopo pochissime ore rimbalza su Repubblica, su Ansa, su altri quotidiani e poi esplode sui social  trasformandosi in un distillato di puro odio.

QUALCHE MIA RIFLESSIONE
Mi domando se sia giusto che il brand La Molisana abbia dovuto subire la «shitstorm» e che improvvisamente furono messi a rischio un bel po’ di posti di lavoro. Mi domando se sia giusto che l’azienda fu costretta a chiedere scusa per nomi che esistevano da quasi un secolo.

Contestualizzando tutta la vicenda credo che sia stato tutto esagerato, ma in questo momento storico dobbiamo essere consapevoli che i social sono capaci di scaraventare un brand nella tempesta. Per questo ritengo che un brand non può permettersi di lasciare nulla al caso. Questo significa che, se è vero che i nomi Abissine e Tripoline sono sempre esistiti (quindi non si tratta di nomi proposti oggi sul mercato), è anche vero che il mondo è cambiato, il mercato è cambiato. E’ cambiato il contesto. E un brand si misura col mercato e con il contesto ogni giorno.

Si può continuare a far finta di niente? Se il brand lo fa, forse vuol dire che non è pienamente in sintonia con il mondo. E questo è un problema che La Molisana ha pagato a caro prezzo un anno fa.

Forse l’azienda lo ha vissuto come un fulmine a ciel sereno. Ma il problema era lì, se lo trascinavano da tempo. E a farlo esplodere fu sufficiente un post di dissenso.

Pubblicato da

Massimo Danza

Che fossi un creativo pubblicitario lo hanno capito subito. Nel freddo inverno del 1965 nasco con 24 giorni di ritardo. In quasi un mese tutti chiedono di me, tutti si domandano come mai, tutti mi aspettano incuriositi. Realizzo così il mio primo teaser. La grande curiosità, la voglia di conoscere e l’istinto innato di esplorare mi porta a muovere i primi passi già a 7 mesi. La comunicazione sembro averla nel sangue perchè a 10 mesi già parlo. A 7 anni mostro di saper usare l’ambient marketing, il nonconventional e il flash-mob: in piazza Duomo, a Firenze, sparo al massimo il volume della radiolina e ballo; alla fine si abbasso i pantaloni per mostrarmi come il David di Michelangelo. A 10 anni invento il mio smartphone: allargo pollice e mignolo della mano destra e telefono ai miei amici. Poi unisco il pollice con l'indice delle due mani, inquadro, scatto foto e salvo i file nella mia memoryhead. A 12 anni sono già social: quando incontro gli amici condivido le mie esperienze, le spiego in modo dettagliato come fossero foto e tutti mi dicono ’mi piace’. Poi ho studiato, ho affinato le tecniche, ho fatto esperienza e dal 1989 lavoro e continuo a scrivere storie di successo insieme alle aziende per le quali lavoro. Qualche volta ho anche la pretesa di insegnare le cose che so e di raccontare con entusiasmo la mia esperienza.

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