La Gentilezza: il modello di business che non teme concorrenti

𝐋𝐚 𝐠𝐞𝐧𝐭𝐢𝐥𝐞𝐳𝐳𝐚 𝐧𝐨𝐧 è 𝐮𝐧𝐚 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐥𝐢𝐜𝐞 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐢𝐭à 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐚𝐥𝐞: è un vero e proprio acceleratore di valore. È una risorsa illimitata che, una volta messa in circolo, genera fiducia, entusiasmo e opportunità, creando un ciclo virtuoso capace di crescere e ripagare nel tempo. A differenza di altre strategie basate su competizione o successo individuale, la gentilezza si moltiplica ogni volta che la pratichiamo.

Nel mio lavoro ho imparato a tradurre questo principio in azione. Quando qualcuno mi chiede aiuto per una consulenza o una formazione su un tema che non è la mia specialità, evito di forzare la mano. Consiglio, invece, i miei migliori concorrenti. E ogni volta si aprono scenari interessanti:

✅ Alcuni restano sorpresi e mi ringraziano.
✅ Altri, col tempo, fanno lo stesso per me, generando uno scambio positivo.
✅ Altri ancora non ringraziano affatto. Ma questo non cambia il risultato.

Perché? Perché il cliente si sente rispettato e supportato, e quella relazione rimane solida e autentica. Inoltre, trasmettere energia positiva alle persone che stimo ha un valore che va ben oltre il semplice ritorno immediato.

La gentilezza non è solo un gesto: è un approccio strategico che richiede tempo, impegno e costanza, ma che porta sempre a risultati concreti. Mi ha permesso di costruire relazioni basate sulla fiducia, di rafforzare la mia reputazione e di creare un contesto lavorativo più collaborativo e soddisfacente.

Dove la competizione divide, la gentilezza connette. È una leva potente per crescere, non solo come professionisti, ma anche come esseri umani.

E tu, hai mai pensato alla gentilezza come un investimento strategico? 😊

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Pubblicato da

Massimo Danza

Che fossi un creativo pubblicitario lo hanno capito subito. Nel freddo inverno del 1965 nasco con 24 giorni di ritardo. In quasi un mese tutti chiedono di me, tutti si domandano come mai, tutti mi aspettano incuriositi. Realizzo così il mio primo teaser. La grande curiosità, la voglia di conoscere e l’istinto innato di esplorare mi porta a muovere i primi passi già a 7 mesi. La comunicazione sembro averla nel sangue perchè a 10 mesi già parlo. A 7 anni mostro di saper usare l’ambient marketing, il nonconventional e il flash-mob: in piazza Duomo, a Firenze, sparo al massimo il volume della radiolina e ballo; alla fine si abbasso i pantaloni per mostrarmi come il David di Michelangelo. A 10 anni invento il mio smartphone: allargo pollice e mignolo della mano destra e telefono ai miei amici. Poi unisco il pollice con l'indice delle due mani, inquadro, scatto foto e salvo i file nella mia memoryhead. A 12 anni sono già social: quando incontro gli amici condivido le mie esperienze, le spiego in modo dettagliato come fossero foto e tutti mi dicono ’mi piace’. Poi ho studiato, ho affinato le tecniche, ho fatto esperienza e dal 1989 lavoro e continuo a scrivere storie di successo insieme alle aziende per le quali lavoro. Qualche volta ho anche la pretesa di insegnare le cose che so e di raccontare con entusiasmo la mia esperienza.

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