I migliori brand si fanno riconoscere ad occhi chiusi.

Nel tempo abbiamo imparato a riconoscere un brand dal logo, dai colori, da un font ben studiato.
Ma ciò che ci resta davvero impresso, spesso, è il modo in cui quel brand ci parla.

La voce di un brand non è un dettaglio stilistico. È una dichiarazione di identità.
È il filo invisibile che tiene insieme ogni punto di contatto con il pubblico: dal post social alla newsletter, dal sito web alla pubblicità.

Ecco perché la coerenza nel tono di voce è un asset strategico, non un vezzo da copywriter.

💬 Il tono che scegli – caldo, istituzionale, ironico, empatico, tecnico, ispirazionale… – deve essere:
✔️ Riconoscibile: il pubblico deve sentirlo e pensare subito “è lui”
✔️ Ripetuto con coerenza: su ogni canale, in ogni formato
✔️ Allineato a ciò che sei davvero: non si finge, si esprime

👉 Perché se cambi voce ogni volta che cambi formato o canale, non stai evolvendo: stai confondendo.

Nel tempo, è proprio quel tono che costruisce fiducia, posizionamento, autorevolezza.
È ciò che rende un messaggio qualsiasi una firma.
È ciò che fa sì che il tuo brand venga riconosciuto anche senza logo.
Anche solo leggendo due righe di testo.
Anche, sì, a occhi chiusi.

🎯 Quindi no: il tono di voce non è un’aggiunta.
È uno degli elementi più potenti (e spesso più sottovalutati) di una brand identity solida.

📣 Vuoi capire se la tua comunicazione parla davvero con la tua voce?
Scrivimi o chiamami per una consulenza di branding:
📞 348 033 8008
(Massimo Danza – creativo pubblicitario. In carne, ossa e coerenza.)

Pubblicato da

Massimo Danza

Che fossi un creativo pubblicitario lo hanno capito subito. Nel freddo inverno del 1965 nasco con 24 giorni di ritardo. In quasi un mese tutti chiedono di me, tutti si domandano come mai, tutti mi aspettano incuriositi. Realizzo così il mio primo teaser. La grande curiosità, la voglia di conoscere e l’istinto innato di esplorare mi porta a muovere i primi passi già a 7 mesi. La comunicazione sembro averla nel sangue perchè a 10 mesi già parlo. A 7 anni mostro di saper usare l’ambient marketing, il nonconventional e il flash-mob: in piazza Duomo, a Firenze, sparo al massimo il volume della radiolina e ballo; alla fine si abbasso i pantaloni per mostrarmi come il David di Michelangelo. A 10 anni invento il mio smartphone: allargo pollice e mignolo della mano destra e telefono ai miei amici. Poi unisco il pollice con l'indice delle due mani, inquadro, scatto foto e salvo i file nella mia memoryhead. A 12 anni sono già social: quando incontro gli amici condivido le mie esperienze, le spiego in modo dettagliato come fossero foto e tutti mi dicono ’mi piace’. Poi ho studiato, ho affinato le tecniche, ho fatto esperienza e dal 1989 lavoro e continuo a scrivere storie di successo insieme alle aziende per le quali lavoro. Qualche volta ho anche la pretesa di insegnare le cose che so e di raccontare con entusiasmo la mia esperienza.

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