Quando la grafica non decora ma prende posizione


In un periodo in cui parlare di pace non è solo una dichiarazione d’intenti, ma una responsabilità concreta, ho avuto l’onore – su incarico di ERF Edizioni – di ideare il manifesto per un evento del Festival di letteratura civile che guarda al cuore del Mediterraneo come spazio di dialogo tra popoli e culture.

Per “Le Intelligenze per la Pace: Prospettive per un Mediterraneo dei Popoli”, la sfida non era solo comunicare un appuntamento, ma trasformare un valore in immagine.

La scelta visiva è stata chiara:
Fondere la bandiera della pace con la sagoma del Mediterraneo.
Ma non una bandiera perfetta.
Ho voluto che i bordi fossero indefiniti, quasi consumati.
Perché la pace non è mai qualcosa di statico, compiuto o scontato.
La pace è fragile, in movimento, sempre da difendere e da riscrivere.
Quei margini sfumati rappresentano proprio questo:
l’instabilità e la continua necessità di ridefinire i confini del rispetto e della convivenza.

Il fondo bianco diventa così uno spazio simbolico: non un semplice sfondo, ma il terreno neutro su cui i colori della pace possono emergere senza distrazioni, lasciando spazio alla riflessione e all’essenziale.

Sono orgoglioso di aver dato forma visiva a un messaggio che oggi più che mai deve essere chiaro:
La pace non si disegna con linee nette.
Si costruisce, giorno dopo giorno, insieme.

Ci vediamo il 9 maggio a Bari.
Perché la pace va progettata, comunicata e vissuta.


Pubblicato da

Massimo Danza

Che fossi un creativo pubblicitario lo hanno capito subito. Nel freddo inverno del 1965 nasco con 24 giorni di ritardo. In quasi un mese tutti chiedono di me, tutti si domandano come mai, tutti mi aspettano incuriositi. Realizzo così il mio primo teaser. La grande curiosità, la voglia di conoscere e l’istinto innato di esplorare mi porta a muovere i primi passi già a 7 mesi. La comunicazione sembro averla nel sangue perchè a 10 mesi già parlo. A 7 anni mostro di saper usare l’ambient marketing, il nonconventional e il flash-mob: in piazza Duomo, a Firenze, sparo al massimo il volume della radiolina e ballo; alla fine si abbasso i pantaloni per mostrarmi come il David di Michelangelo. A 10 anni invento il mio smartphone: allargo pollice e mignolo della mano destra e telefono ai miei amici. Poi unisco il pollice con l'indice delle due mani, inquadro, scatto foto e salvo i file nella mia memoryhead. A 12 anni sono già social: quando incontro gli amici condivido le mie esperienze, le spiego in modo dettagliato come fossero foto e tutti mi dicono ’mi piace’. Poi ho studiato, ho affinato le tecniche, ho fatto esperienza e dal 1989 lavoro e continuo a scrivere storie di successo insieme alle aziende per le quali lavoro. Qualche volta ho anche la pretesa di insegnare le cose che so e di raccontare con entusiasmo la mia esperienza.

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