Basta! Non ne posso più!

Raccontare il proprio valore, costruire relazioni, restare presenti: tutto questo passa dai contenuti. Ma quando gli impegni si accumulano e la stanchezza si fa sentire, mantenere la costanza nella creazione diventa un’impresa.

𝐈𝐋 𝐃𝐈𝐋𝐄𝐌𝐌𝐀 𝐄’ 𝐑𝐄𝐀𝐋𝐄
Ogni giorno è una corsa contro il tempo: rispondere ai clienti, rispettare le scadenze, gestire progetti urgenti. E mentre l’energia diminuisce, la pressione di “dover pubblicare” resta lì, incombente.

𝐶𝑜𝑚𝑒 𝑠𝑢𝑝𝑒𝑟𝑎𝑟𝑒 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑎 𝑠𝑓𝑖𝑑𝑎 𝑠𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑓𝑎𝑟𝑠𝑖 𝑡𝑟𝑎𝑣𝑜𝑙𝑔𝑒𝑟𝑒?

𝐀𝐜𝐜𝐞𝐭𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐥𝐚 𝐬𝐭𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞𝐳𝐳𝐚:
nessuno è una macchina. Riconoscere i propri limiti è fondamentale per trovare un equilibrio.
Ridurre la quantità, aumentare la qualità: meglio pochi contenuti ben pensati che un flusso continuo di post senza anima.

𝐒𝐞𝐦𝐩𝐥𝐢𝐟𝐢𝐜𝐚𝐫𝐞:
usa format snelli e focalizzati che richiedano meno tempo ma abbiano un impatto significativo.

𝐏𝐢𝐚𝐧𝐢𝐟𝐢𝐜𝐚𝐫𝐞 𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐞𝐠𝐚𝐫𝐞:
prevedi periodi di minore energia e prepara in anticipo materiali che puoi pubblicare senza stress.

𝐑𝐢𝐜𝐨𝐫𝐝𝐚𝐫𝐞 𝐢𝐥 𝐭𝐮𝐨 “𝐩𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́”:
sapere perché stai creando contenuti ti aiuta a restare motivato, anche quando le energie scarseggiano.

✍️ 𝐼𝑜 𝑠𝑡𝑒𝑠𝑠𝑜 𝑠𝑡𝑜 𝑖𝑚𝑝𝑎𝑟𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑎 𝑏𝑖𝑙𝑎𝑛𝑐𝑖𝑎𝑟𝑒 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑎 𝑠𝑓𝑖𝑑𝑎. E non è semplice: lavorare con passione spesso significa dedicarsi senza sosta, ma anche la creatività ha bisogno di pause. La stanchezza, se gestita bene, può essere un segnale per ripensare il modo in cui lavoriamo e comunichiamo.

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Pubblicato da

Massimo Danza

Che fossi un creativo pubblicitario lo hanno capito subito. Nel freddo inverno del 1965 nasco con 24 giorni di ritardo. In quasi un mese tutti chiedono di me, tutti si domandano come mai, tutti mi aspettano incuriositi. Realizzo così il mio primo teaser. La grande curiosità, la voglia di conoscere e l’istinto innato di esplorare mi porta a muovere i primi passi già a 7 mesi. La comunicazione sembro averla nel sangue perchè a 10 mesi già parlo. A 7 anni mostro di saper usare l’ambient marketing, il nonconventional e il flash-mob: in piazza Duomo, a Firenze, sparo al massimo il volume della radiolina e ballo; alla fine si abbasso i pantaloni per mostrarmi come il David di Michelangelo. A 10 anni invento il mio smartphone: allargo pollice e mignolo della mano destra e telefono ai miei amici. Poi unisco il pollice con l'indice delle due mani, inquadro, scatto foto e salvo i file nella mia memoryhead. A 12 anni sono già social: quando incontro gli amici condivido le mie esperienze, le spiego in modo dettagliato come fossero foto e tutti mi dicono ’mi piace’. Poi ho studiato, ho affinato le tecniche, ho fatto esperienza e dal 1989 lavoro e continuo a scrivere storie di successo insieme alle aziende per le quali lavoro. Qualche volta ho anche la pretesa di insegnare le cose che so e di raccontare con entusiasmo la mia esperienza.

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