Infrangere le regole

Questo principio vale particolarmente nel mondo della comunicazione. Ogni giorno siamo bombardati da messaggi, contenuti e pubblicità, e in questo mare di stimoli ci sono regole precise che definiscono ciò che funziona e ciò che no. Queste regole – come la chiarezza del messaggio, la coerenza del brand, il coinvolgimento emotivo, l’uso delle immagini o dei colori – non sono nate per limitare la creatività, ma per massimizzarne l’efficacia.

Ma cosa succede quando decidiamo di infrangerle? Qui entra in gioco la vera maestria. Infrangere una regola che si conosce a fondo significa saper gestire con consapevolezza i suoi rischi e opportunità. Ad esempio, puoi scegliere deliberatamente di rompere lo schema della “semplicità” per creare una campagna complessa e d’impatto, ma solo se sai come dosare bene gli elementi per non confondere il pubblico. O puoi decidere di utilizzare toni o immagini insoliti, purché tu abbia una chiara comprensione di come influenzeranno il tuo target.

Le grandi innovazioni nella comunicazione – dalle pubblicità che rompono i tabù sociali alle campagne che sfidano le convenzioni – nascono proprio da questa capacità di infrangere le regole con saggezza. Questo è quello che distingue una strategia dirompente e vincente dall’improvvisazione.

Al contrario, infrangere le regole senza capirle porta a risultati caotici. Senza una profonda conoscenza delle regole di base, qualsiasi tentativo di “romperle” rischia di sembrare disordinato, non professionale e inefficace. È come giocare a un gioco senza conoscerne le regole: non porta alla vittoria, ma solo a confusione.

Una comunicazione efficace parte sempre dalla consapevolezza delle basi. Solo allora si può davvero innovare, rompere gli schemi e creare un impatto duraturo.

Quindi, prima di decidere di infrangere una regola nella tua strategia di comunicazione, fermati e chiediti: la sto rompendo con una visione chiara o solo per il gusto di farlo?

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Pubblicato da

Massimo Danza

Che fossi un creativo pubblicitario lo hanno capito subito. Nel freddo inverno del 1965 nasco con 24 giorni di ritardo. In quasi un mese tutti chiedono di me, tutti si domandano come mai, tutti mi aspettano incuriositi. Realizzo così il mio primo teaser. La grande curiosità, la voglia di conoscere e l’istinto innato di esplorare mi porta a muovere i primi passi già a 7 mesi. La comunicazione sembro averla nel sangue perchè a 10 mesi già parlo. A 7 anni mostro di saper usare l’ambient marketing, il nonconventional e il flash-mob: in piazza Duomo, a Firenze, sparo al massimo il volume della radiolina e ballo; alla fine si abbasso i pantaloni per mostrarmi come il David di Michelangelo. A 10 anni invento il mio smartphone: allargo pollice e mignolo della mano destra e telefono ai miei amici. Poi unisco il pollice con l'indice delle due mani, inquadro, scatto foto e salvo i file nella mia memoryhead. A 12 anni sono già social: quando incontro gli amici condivido le mie esperienze, le spiego in modo dettagliato come fossero foto e tutti mi dicono ’mi piace’. Poi ho studiato, ho affinato le tecniche, ho fatto esperienza e dal 1989 lavoro e continuo a scrivere storie di successo insieme alle aziende per le quali lavoro. Qualche volta ho anche la pretesa di insegnare le cose che so e di raccontare con entusiasmo la mia esperienza.

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