Faro di Gallipoli.
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Dal fanale alla torre
Faro di San Cataldo – Bari
Qui, dalla mia finestra, c’è un faro che si gira e ogni sera illumina il mare chiedendo di te.
(Fabrizio Caramagna)
Il bacio alla luna
La piccola luna si avvicinò timida.
Il faro proteso fino al cielo finalmente la bació.
E per la prima volta, invece di illuminare, si illuminò.
Il Faro di Bari
Il Faro di punta San Cataldo fu costruito nel 1869, di forma ottagonale. Domina la città con i suoi 66,5 metri di altezza e con i suoi 380 scalini.
È il quarto faro più alto d’Italia, dopo quelli di Genova, Vasto e Trieste, e il 22mo al mondo.
Tre lampi di 0,2 secondi, intervallati da un doppio periodo di buio di 3,8 secondi e un terzo più lungo di 11,8: così appare dal mare nella sua caratteristica frequenza luminosa di 20 secondi, ben conosciuta da ogni marittimo, che la scorge già a 23 miglia dalla costa.
Fino al 1987, la lampada della torre era alimentata a gas, ed almeno una volta l’anno si doveva portare in cima una bombola di acetilene del peso di 60 chili. Non esisteva fino ad allora un motore e la lampada ruotava grazie ad un enorme peso, che come un ingranaggio di orologio, lentamente scendeva lungo la colonna centrale, ed andava riavvolta quotidianamente. Il farista doveva salire per accendere e spegnere, oltre che issare ed ammainare la bandiera. Queste operazioni sono oggi tutte automatizzate e centralizzate dalle capitanerie di porto a livello nazionale
Foto di archivio
Bari inedita dal faro borbonico
È il biglietto da visita della città. La prima fotografia di Bari per chi arriva da mare. Il vecchio faro del molo borbonico, quello che accoglie i turisti sbarcati dalle crociere. Nascosto, dimenticato perché quasi invisibile. Eppure da quella lanterna di ottone sulla punta della torretta c’è una vista della città che ne restituisce quasi il fascino del secondo Ottocento.