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Bari torneremo a viverti
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Bari, torneremo a viverti.
(la foto é di 2 anni fa)
La Camera di Commercio di Bari fu fondata il 27 marzo 1849, sotto il regno di Ferdinando II, con la denominazione di Camera Consultiva di Commercio.
Nel 1862, un anno dopo l’unificazione dell’Italia, la Camera Consultiva di Commercio divenne Camera di Commercio ed Arti. Il nome mutò ancora nel 1910 in Camera di Commercio e Industria per assumere, dopo il fascismo e la seconda guerra mondiale, quello quasi definitivo diCamera di Commercio Industria e Agricoltura.
La denominazione attuale di Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura risale al 1966. La Camera di Commercio è oggi il quinto ente camerale d’Italia dopo Roma, Milano, Napoli e Torino.
Salone Palazzo Acquedotto Pugliese
Siamo a Bari. Dove?
Se ci avessero dato uno smartphone ci facevamo un po di selfie in quarantena.
Si, é il tempo di stare a casa. È il tempo di riscoprire il valore di tutte le comodità che abbiamo.
Sì, fermiamoci.
È l’occasione per riflettere.
È l’occasione che ci viene data per azzerare tutto e ripartire.
È l’occasione per dire basta alle divisioni.
È l’occasione per unirci e remare tutti verso un unico obiettivo.
Dobbiamo essere prudenti, rispettosi delle regole, perseveranti, fiduciosi e uniti nella concordia.
Gestiamola bene e ne usciamo presto.
Forza. Fermiamoci. Ora.
Grandioso è il soffitto di questa navata centrale realizzato da Carlo Rosa.
Dato il suo significato per il barocco pugliese, non fu coinvolto nelle roventi polemiche del 1927/28 intorno alle parti della chiesa che andavano rimosse perché non in sintonia con lo stile romanico primitivo.
Tutta la navata è divisa in tre grandi riquadri, il primo dei quali ottagonale (il più vicino all’entrata della Chiesa) rappresenta l’episodio di Adeodato (il Basilio della tradizione greca).
È la storia di un ragazzo che nel IX secolo era stato rapito dai Saraceni e portato a Creta per servire alla tavola dell’emiro. In occasione della festa di S. Nicola, pensando al dolore dei genitori, scoppiò a piangere. L’emiro gli fece notare l’inutilità delle lacrime e delle preghiere. Improvvisamente si levò un vento impetuoso e il ragazzo, scomparso alla vista dei commensali, si ritrovò coi genitori. Nell’iconografia l’episodio è raffigurato con Nicola che afferra il ragazzo per i capelli.
Tre delle quattro scene intorno si riferiscono a momenti dello stesso episodio, la quarta all’abbattimento dell’albero di Diana abitato dal demonio.