Quando la grafica non decora ma prende posizione


In un periodo in cui parlare di pace non è solo una dichiarazione d’intenti, ma una responsabilità concreta, ho avuto l’onore – su incarico di ERF Edizioni – di ideare il manifesto per un evento del Festival di letteratura civile che guarda al cuore del Mediterraneo come spazio di dialogo tra popoli e culture.

Per “Le Intelligenze per la Pace: Prospettive per un Mediterraneo dei Popoli”, la sfida non era solo comunicare un appuntamento, ma trasformare un valore in immagine.

La scelta visiva è stata chiara:
Fondere la bandiera della pace con la sagoma del Mediterraneo.
Ma non una bandiera perfetta.
Ho voluto che i bordi fossero indefiniti, quasi consumati.
Perché la pace non è mai qualcosa di statico, compiuto o scontato.
La pace è fragile, in movimento, sempre da difendere e da riscrivere.
Quei margini sfumati rappresentano proprio questo:
l’instabilità e la continua necessità di ridefinire i confini del rispetto e della convivenza.

Il fondo bianco diventa così uno spazio simbolico: non un semplice sfondo, ma il terreno neutro su cui i colori della pace possono emergere senza distrazioni, lasciando spazio alla riflessione e all’essenziale.

Sono orgoglioso di aver dato forma visiva a un messaggio che oggi più che mai deve essere chiaro:
La pace non si disegna con linee nette.
Si costruisce, giorno dopo giorno, insieme.

Ci vediamo il 9 maggio a Bari.
Perché la pace va progettata, comunicata e vissuta.