Riflessioni a raccolta – 357

Quando mi chiamano gli operatori di telemarketing taglio subito corto. Non ho voglia di perdere tempo con una persona che non conosco, che chiede la mia attenzione perchè mi vuole vendere un prodotto o un servizio.

Se fossi anche interessato a quel prodotto o servizio perchè dovrei acquistare tramite una telefonata a freddo? Non conosco l’interlocutore e non lo sentirò mai più. Perchè mi dovrei fidare di lui?

Ecco che entra in gioco il content marketing. Si cambia il paradigma.

Dobbiamo produrre quotidianamente contenuti coerenti ed efficaci per farci conoscere dalle persone che vogliamo come clienti.

Piano piano conquistiamo la loro fiducia. Diventiamo “l’oggetto del desiderio”. Il potenziale cliente chiama proprio noi quando deve risolvere un problema che riguarda la nostra professione. Perchè ci conosce già, si fida, sa già come lavoriamo e con noi è sicuro di trovare la soluzione migliore per la sua esigenza.

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Riflessioni a raccolta – 356

Spesso mi chiedo in che modo i miei potenziali clienti mi valutano. Alla fine di ogni incontro, di ogni riunione, provo a immaginare che tipo di traccia e di sensazione ho trasmesso.

Ma in realtà si tratta solo di una valutazione parziale. Perché i quattro elementi fondamentali che vengono presi in considerazione per valutare un professionista sono estrapolati non solo dal momento dall’incontro, ma da tutta la mia storia di vita quotidiana e professionale.

Ecco che assume una fondamentale importannza l’attività di content marketing. Il mio raccontarmi sui canali social e sul mio sito, serve ad aggiungere ogni giorno piccoli elementi di valutazione.

La narrazione di cosa faccio, di come mi mostro, di quello che dico e di come lo dico determina già la mia specifica personalità. Per questo, al primo incontro il potenziale cliente sa già tutto di me, mi ha già valutato, probabilmente già si fida perché si sente in sintonia con quello che ha conosciuto di me giorno per giorno. Insomma non deve scoprirmi in quel momento.

Se il racconto é stato onesto e sincero, l’incontro servirà a confermare la valutazione già fatta e quindi si procederà speditamente verso l’accordo.

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Riflessioni a raccolta – 355

Lo affermo a gran voce perchè riflettevo su quello che mi è successo qualche giorno fa con un cliente che opera nel settore della carrozzeria e meccanica. Davvero una bella realtà locale. Da qualche tempo, per tutta una serie di motivi che non ti racconto per non annoiarti e perchè poco hanno a che fare con il concetto che voglio esprimere, sto producendo contenuti per la pagina Facebook e per l’account Instagram ma senza un budget per le sponsorizzate. Ovviamente, per quanto i contenuti siano interessanti, l’engagement è decisamente calato. Ho sollecitato più volte la ripresa dell’attività di ads anticipando che sarebbe accaduto il calo delle interazioni con i social.

E invece mi ritrovo con il cliente che qualche giorno fa mi ha convocato per una riflessione sull’uso dei social. Ritiene che il calo del l’engagement dipenda dai contenuti e quindi mi ritiene responsabile. Al contrario, gli ho spiegato che i contenuti in quest’ultimo periodo sono ancora più strutturati, perchè sto provando a sopperire alla mancanza di budget per le sponsorizzate. La riprova del fatto che l’attività di content marketing sia valida, sta nelle eccellenti performance della scheda di Google my business su cui veicolo lo stesso tipo di contenuti. La scheda di Google my business non necessità di budget ma ha fame di buoni contenuti che l’algoritmo di Google premia rispetto ai competitors.

La verità è che oggi non si può pensare di gestire i canali social se non esiste un budget per le ADS. Si perde solo tempo e denaro per pagare il consulente. E il rischio per il consulente è quello di essere ritenuto responsabile della scarsa efficacia dell’uso dei social. Per questo gli ho proposto 2 soluzioni. O rimette il budget per le sponsorizzate oppure interrompo la mia collaborazione. Staremo a vedere 🙂

Riflessioni a raccolta – 354

Se sui social produciamo contenuti con l’obiettivo di offrire un servizio di informazione e di valore ai potenziali clienti, non dobbiamo avere fretta di ottenere i risultati. Dobbiamo avere pazienza. La fiducia non la costruiamo in poco tempo. È un lungo lavoro in cui dobbiamo aprirci agli altri in modo autentico, ci dobbiamo raccontare per quello che siamo nella vita reale e soprattutto per quello che sappiamo fare professionalmente.

Quotidianamente dobbiamo impegnarci con pazienza, perseveranza e costanza a offrire contenuti di valore ai potenziali clienti per costruire la nostra credibilità e ottenere valore.

Dalla mia esperienza ti posso dire che questo tipo di presenza sui social produce nel tempo una relazione forte e duratura che lentamente evolve in fiducia e poi si concretizza in proposte di lavoro.

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Riflessioni a raccolta – 352

Oggi voglio parlarti della mia personale esperienza in relazione all’essere felici.

Mi sono accorto che se cerco la felicità ad ogni costo e con tutte le mie energie questa difficilmente si concretizza.

Invece, quando concentro le mie forze e il mio orientamento a cogliere in ogni momento della giornata il buono e il bello che si presenta, mi accorgo che é proprio in quei giorni che mi sento più felice. 😊

Riflessioni a raccolta – 351

A distanza di un anno ti chiedo se ricordi il caso “La Molisana”.

QUANDO SI SCATENÓ IL WEB
La tempesta perfetta sul brand sembra scatenarsi dopo che il giornalista gastronomico e conduttore radiofonico Niccolò Vecchia condivide con i suoi follower di Facebook la schermata descrittiva delle Abissine e invita l’azienda a scusarsi. Minaccia pubblicamente di smettere di comprarla e chiede di cambiar nome ad un formato storico di pasta. Dopo pochissime ore rimbalza su Repubblica, su Ansa, su altri quotidiani e poi esplode sui social  trasformandosi in un distillato di puro odio.

QUALCHE MIA RIFLESSIONE
Mi domando se sia giusto che il brand La Molisana abbia dovuto subire la «shitstorm» e che improvvisamente furono messi a rischio un bel po’ di posti di lavoro. Mi domando se sia giusto che l’azienda fu costretta a chiedere scusa per nomi che esistevano da quasi un secolo.

Contestualizzando tutta la vicenda credo che sia stato tutto esagerato, ma in questo momento storico dobbiamo essere consapevoli che i social sono capaci di scaraventare un brand nella tempesta. Per questo ritengo che un brand non può permettersi di lasciare nulla al caso. Questo significa che, se è vero che i nomi Abissine e Tripoline sono sempre esistiti (quindi non si tratta di nomi proposti oggi sul mercato), è anche vero che il mondo è cambiato, il mercato è cambiato. E’ cambiato il contesto. E un brand si misura col mercato e con il contesto ogni giorno.

Si può continuare a far finta di niente? Se il brand lo fa, forse vuol dire che non è pienamente in sintonia con il mondo. E questo è un problema che La Molisana ha pagato a caro prezzo un anno fa.

Forse l’azienda lo ha vissuto come un fulmine a ciel sereno. Ma il problema era lì, se lo trascinavano da tempo. E a farlo esplodere fu sufficiente un post di dissenso.

Riflessioni a raccolta – 350

Se non vuoi che sia Google a decidere quali siano le informazioni importanti da leggere per le tue ricerche, devi investire più tempo. In questo modo puoi approfondire le tue ricerche dando in pasto a Google più parole e avendo la pazienza di leggere le informazioni che ti restituisce anche oltre la prima pagina.

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Riflessioni a raccolta – 349

L’attenzione. Qui si gioca la partita della comunicazione sui social. Perché sono tantissimi e sempre di più a pubblicare ma pochi catturano l’attenzione della community.

Non usare mai l’inganno. Non fare click baiting: in italiano acchiappaclic, è un termine che indica un contenuto web la cui principale funzione è quella di attirare il maggior numero possibile d’internauti, per generare rendite pubblicitarie online.

Preoccupati, invece, di scrivere un bel titolo efficace che sia sincero, leale e coerente.

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Riflessioni a raccolta – 348

Ci ritroviamo spesso a confrontare la nostra felicità con quella degli altri. Un’attività piuttosto inutile che finisce per togliere tempo, risorse emotive ed energia al lavoro di miglioramento di noi stessi e al raggiungimento dei nostri obiettivi.

Infatti saremo quasi sempre perdenti perché la percezione che abbiamo della felicità degli altri é quasi sempre superiore alla realtà.

Io ho impiegato un bel po’ di tempo per capirlo. Ma da quando ho cominciato a limitare molto il tempo dedicato a questa analisi (non sono perfetto perché tendo a ricadere in questo errore), vivo meglio, sono più sereno, meno frustrato dal confronto che inevitabilmente mi vedeva perdente.

Se proprio voglio fare un confronto, provo ad analizzare quello che ho realizzato con quello che ero qualche anno prima. O ancora meglio, provo a confrontare ciò che vorrei realizzare con quello che so fare. Questa analisi mi aiuta a capire cosa posso migliorare per aumentare la possibilità di raggiungere i miei obiettivi.

Riflessioni a raccolta – 347

Quando scriviamo una mail siamo portati creare molte premesse. Infatti riteniamo che sia opportuno descrivere in modo dettagliato lo scenario nel quale definiamo l’oggetto della nostra comunicazione.

Ma in questo modo rischiamo di arrivare al dunque troppo tardi, quando l’attenzione del cliente si è già persa perché é già passato a leggere la mail successiva.

E allora partiamo dalla fine. Scriviamo subito le cose importanti così avremo maggiori probabilità di agganciare l’attenzione di chi legge la mail. Poi potremo anche andare descrivere il contesto e/o andare nei dettagli. Ma a quel punto gli elementi aggiuntivi potrebbero aiutare a conquistare ancora di più l’interesse.

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